Born to run – Christopher McDougall

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Questo  best seller (negli Stati Uniti) è stato per me il classico esempio di libro a più facce, alcune avvincenti, altre interessanti e altre  francamente, a mio avviso noiose.

Il libro inizia con la scoperta per il lettore della tibrù dei Tarahumara, popolo schivo e misterioso che abita in reconditi e inaccessibili canyon del Messico. Caratteristica di questo popolo è l’innata e straordinaria capacità di correre per lunghe distanze e terreni impervi, calzando dei semplici sandali. Il lettore viene immediatamente rapito dal racconto (che in certi passaggi dipinge situazioni paradossali che ricordano molto Garcia Marquez ed il suo realismo magico) che crea la premessa per una storia meravigliosa che …..improvvisamente si interrompe per lasciare spazio a pistolotti di tipo esistenziale/ecologico/morale a mio avviso noiosi. Per fortuna alla fine il libro ritorna a regalare emozioni nel momento del racconto della gara finale, nella cui descrizione peraltro avrei avuto piacere che l’autore indugiasse maggiormente.

Allora, giusto per lasciarvi qualche curiosità: l’autore del libro sente parlare di questa misteriosa tribù e la riesce a rintracciare. Non solo, ma addirittura tramite un personaggio fenomenale (magistralmente descritto) riesce a convincere alcuni trailer (più o meno affermati, tra i quali il numero 1 al mondo al tempo del racconto cioè Scott Jurek) a gareggiare con alcuni indio. La storia è tutta vera, a partire dai personaggi del racconto.

Chi vincerà ? Leggete il libro e lo saprete.

Giudizio mio ? Bel libro ma mi aspettavo meglio. Comunque consigliabile. Alcune argomentazioni di tipo antropologico sul perchè l’uomo sia il più efficiente animale da corsa sulla terra sono realmente interessanti e condivisibili. A mio avviso rimangono da verificare le fonti citate da McDougall per capire l’effettiva verosimiglianza di alcune di queste tesi.

LIBRO: IL CORRIDORE -MARCO OLMO

Anche in questo caso, come per Ultramarathon men, ci troviamo di fronte ad una autobiografia scritta però (a quattro mani) da un uomo che è giusto definire straordinario (nel senso etimologico del termine cioè extra ordinarius, che esce dalla normalità). Nel libro si scopre come una persona dotata di un talento innato, intuisca solamente in età avanzata di essere vocato in modo inequivocabile alla corsa di resistenza. Questo dono  lo porta a partecipare a competizioni sempre più importanti, in una sorta di riscatto sociale che vede un ex camionista, boscaiolo ed operaio vincere a 58 anni di età (nel 2006 e 2007) l’Ultra Trail del Mont blanc (UTMB), la gara di trail più importante d’Europa.

Nel libro non c’è mai rabbia o livore per non aver potuto vivere pienamente la condizione di atleta in età giovanile, si intuisce invece una forma di evoluzione personale che passa anche attraverso la scelta di diventare vegetariano. La storia di una persona spigolosa che mantiene nel tempo la propria genuinità e modestia. Da leggereoLMO

 

LIBRO: ULTRAMARATHON MAN

Ho la fortuna di amare molto la lettura, e da qualche tempo ho cercato di allargare le mie conoscenze letterarie spingendomi a scegliere anche libri di runner. Premetto che non ho nessuna velleità di critica (perciò Antonio D’Orrico del Corriere può dormire sonni tranquilli) però mi va di dire la mia e quindi di esporvela.

Il libro Ultramarathon man è stato scritto da uno dei miti del running mondiali, Dean Karnazes, ed ha il merito a mio avviso di introdurre i profani (come me) al variegato mondo delle gare trail o marathon americane (dove ci sono famiglie che festanti seguono in camper per giorni il runner di turno, come me e te, vero Bosca ?)

deantitle-670x415. Il protagonista ci racconta come dopo una gioventù da modesto sportivo e una prima maturità da totale pigrone abbia, come un novello San Paolo sulla via di Damasco, avuto una folgorazione che in breve lo ha portato ad essere uno sportivo di caratura mondiale e un guru del fitness a stelle e strisce.

Il libro è divertente e si lascia leggere facilmente in quanto il chiaro messaggio salutista è sempre accompagnato da un’aneddotica molto avvincente (straordinario il racconto di come durante una gara di 300 km su strada in preda a una crisi di fame si sia fatto consegnare da un fattorino una pizza finchè correva), anche se il cielodurismo americano ogni tanto emerge, volendo il buon Dean farci credere che sia sufficiente una sana alimentazione e un allenamento costante per trasformarci in atleti d’elite.

In sintesi un libro che consiglierei.