Questo best seller (negli Stati Uniti) è stato per me il classico esempio di libro a più facce, alcune avvincenti, altre interessanti e altre francamente, a mio avviso noiose.
Il libro inizia con la scoperta per il lettore della tibrù dei Tarahumara, popolo schivo e misterioso che abita in reconditi e inaccessibili canyon del Messico. Caratteristica di questo popolo è l’innata e straordinaria capacità di correre per lunghe distanze e terreni impervi, calzando dei semplici sandali. Il lettore viene immediatamente rapito dal racconto (che in certi passaggi dipinge situazioni paradossali che ricordano molto Garcia Marquez ed il suo realismo magico) che crea la premessa per una storia meravigliosa che …..improvvisamente si interrompe per lasciare spazio a pistolotti di tipo esistenziale/ecologico/morale a mio avviso noiosi. Per fortuna alla fine il libro ritorna a regalare emozioni nel momento del racconto della gara finale, nella cui descrizione peraltro avrei avuto piacere che l’autore indugiasse maggiormente.
Allora, giusto per lasciarvi qualche curiosità: l’autore del libro sente parlare di questa misteriosa tribù e la riesce a rintracciare. Non solo, ma addirittura tramite un personaggio fenomenale (magistralmente descritto) riesce a convincere alcuni trailer (più o meno affermati, tra i quali il numero 1 al mondo al tempo del racconto cioè Scott Jurek) a gareggiare con alcuni indio. La storia è tutta vera, a partire dai personaggi del racconto.
Chi vincerà ? Leggete il libro e lo saprete.
Giudizio mio ? Bel libro ma mi aspettavo meglio. Comunque consigliabile. Alcune argomentazioni di tipo antropologico sul perchè l’uomo sia il più efficiente animale da corsa sulla terra sono realmente interessanti e condivisibili. A mio avviso rimangono da verificare le fonti citate da McDougall per capire l’effettiva verosimiglianza di alcune di queste tesi.