21600

Finalmente comincia la stagione 2017, finalmente si torna ad indossare un pettorale. L’occasione è data dalla 6 Ore di Pastrengo, una gara abbastanza singolare in quanto si va a vedere quanta strada viene fatta da ogni concorrente nel tempo che dà il nome alla competizione, tenendo come unità di misura il singolo giro, lungo poco meno di 7 km e con 200 e rotti metri di D+. Vengono computati solo i giri interi fatti, e a parità di giri in classifica sta davanti chi  per concludere le proprie tornate abbia impiegato meno tempo. Potrebbe sembrare una cosa avulsa dal concetto Trail, dove ampi spazi e percorsi in linea sono la base del correre in natura, invece a mio avviso è una gara molto divertente e molto allenante. Ho avuto modo di correrla due stagioni fa, e probabilmente ne conservo un ricordo molto bello in quanto è stata la gara di rientro dopo un lungo stop dovuto ai problemi di schiena. E’ stata anche la gara d’esordio nel mondo Trail di Mauretto che si rivelò in tutta la sua ignoranza (due giri a bomba fremendo per non sorpassarmi e ritiro camminando al terzo giro). La gestione di corsa premia la regolarità, lasciando perdere i top (che ti sorpassano una/due volte in quanto riescono a fare anche 11 giri) bisogna non avere fretta e misurare le energie. E’ divertente vedere come il falsopiano corribile del primo giro divetni la salita dura nel quarto giro !!! Ogni tornata si passa dalla partenza al Forte di Pastrengo, dove si può lasciare una sacca con cambi maglia e scarpe e qualsiasi cosa si voglia, tenendo conto che essendo alla base/ristoro ogni ora al massimo, è possibile correre anche senza zaino. Nell’ottica di autogufarmi metto come obiettivo minimo 5 giri e massimo 6, poi probabilmente al terzo sarò beato al ristoro a bere birra. E comunque ho intenzione di godermi tutti e 21600 secondi di gara.pastrengo-2015_2

Satori – 悟

Ho letto un articolo su Spirito Trail (rivista che consiglio sempre a tutti, sia per gli spunti che per i report di gare) che parlava di Satori e mi è venuto spontaneo pensare al mio caso. Veniamo per ordine, cos’è un Satori ? E’ un termine buddhista/zen che definisce “uno stato nel quale una persona si trova in armonia con la realtà esterna ed interna (interiore), uno stato nel quale la persona coglie pienamente la realtà“. Insomma più semplicisticamente un momento brevissimo di stato di grazia e comprensione. Nell’articolo vari campioni raccontavano quale fosse stato nel 2016 il proprio Satori e se dovessi ripercorrere il mio anno di mediocre trail runner, credo che in un paio di momenti potrei aver sfiorato questo momento di illuminazione. Di certo, ripensandoci, l’attimo migliore in gara è stato durante la Trans D’Havet, dopo la discesa del Cornetto, nel pieno del temporale e dello scroscio d’acqua quando per un breve istante non ho percepito fatica, freddo, pioggia o fame, solo un intensa e irrefrenabile gioia seguita dall’assoluta certezza che nonostante i 30 km mancanti alla fine sarei arrivato al traguardo. E voi Fagiani, avete avuto un Satori nel 2016 o state aspettando di coglierlo quest’anno ? Per evocarvelo vi metto questo super classico del Boss per ricordarvi che siamo nati per correre

FKT aggiornato 29/01

SAN BRICCIO – 14,2 km,  D+ 470 m

NOME DATA TEMPO NOTE
PERBE 19/01/2017 1h 27′ 00″ ghiaccio in discesa
GEDE 28/01/2017 1h 28′ 31″
MOZ 28/01/2017 1h 28′ 31″
BOSCA 24/01/2017 1h 34′ 18″ ghiaccio in discesa
TORELLO 24/01/2017 1h 37 00″ ghiaccio in discesa
SPINA 24/01/2017 1h 39′ 15″ ghiaccio in discesa
BEPPE 24/01/2017 1h 43′ 00″ ghiaccio in discesa
ANDREA ROLANDO 24/01/2017 1h 43′ 00″ ghiaccio in discesa
SAJO 24/01/2017 1h 46′ 00″ ghiaccio in discesa
TEDDY 12/01/2017 1h 46′ 45″ neve e ghiacchio in discesa
TONNO 24/01/2017 1h 49′ 05″ ghiacchio in discesa

Il taumaturgico potere

Sabato mattina mi sveglio dopo un sonno di 4 ore e mezza (neanche di fila) dovuto alla serata precedente. Mi sento lo stomaco demolito non per aver bevuto troppo ma piuttosto per aver bevuto male. Di certo la vodka come aperitivo non deve aver aiutato e mentre mi preparo per andare a tenere un corso penso tra me e me che avrei tutto il diritto di trovare una scusa per dare buca alla corsa preventivata al primo pomeriggio. Poi però il mio (benedetto) senso del dovere mi ricorda che così non va, che non ci sono buone o cattive condizioni ma ci sono runner più o meno motivati perciò alle 12.30, dopo 4 ore di soporifero corso mi faccio raccattare dagli altri soci Fagiani e ci rechiamo a Ceraino per una “Pastellata” integrale. Conosco il percorso, so che i primi 4 km sono robusti da correre ma decido che devo espiare le mie colpe per la scarsa morigeratezza della sera precedente e grazie al passo tutto sommato umano degli altri, inizio a macinare metro su metro, di salita e dislivello e così, grazie al meraviglioso e sempre sorprendente potere taumaturgico della corsa, assieme al sudore se ne vanno il malessere ed il cattivo umore e tempo di arrivare alla croce sono una persona nuova. Di questo devo ringraziare anche i compagni di avventura ed il magnifico contesto (la corsa al tramonto con la luce arancione che filtrava dalle piante illuminando il bellissimo single track avrebbe meritato compagnia più graziosa rispetto a quella data dal Capitano e dal Tommy, lasciando perdere il Ragazzo innamorato e la Claudia che si attardavano ad ascoltare i reciproci cuoricini che battevano all’unisono). Ah, se tutti i cagacazzi del mondo (come lo sono stato io per i miei allievi sabato) si facessero una bella corsa invece di rompere i coglioni al loro prossimo !!!

p.s.: un anonimo mi ha chiesto se scrivo due righe sui fagiani alla Montefortiana. Caro anonimo, ho imparato che se nella vita non ho niente di buono da dire è meglio se taccio…..pastello

FKT aggiornato

SAN BRICCIO – 14,2 km,  D+ 460 m

NOME DATA TEMPO NOTE
PERBE 19/01/2017 1h 27′ 00″
SPINA 12/01/2017 1h 46′ 45″ neve e ghiacchio in discesa
BEPPE 12/01/2017 1h 46′ 45″ neve e ghiacchio in discesa
ANDREA ROLANDO 12/01/2017 1h 46′ 45″ neve e ghiacchio in discesa
TEDDY 12/01/2017 1h 46′ 45″ neve e ghiacchio in discesa

Facciamo il punto

E’ partito l’anno ed è partito con lo spirito giusto. I bagordi di fine 2016 hanno lasciato il posto ad uno stile eno-alimentare più sobrio (ma non ancora da reale sportivo), la voglia di correre sta salendo, sia in allenamento sia nella smania di rimettersi un pettorale (cosa che alcuni Fagiani faranno nel week end a monteforte). Quello che costantemente registro è la penuria di tempo, lo stillicidio di impegni che vanno sistematicamente a cassare ogni tentativo di aumentare il chilometraggio settimanale. E allora l’unica soluzione risulta quella di attuare la tattica che uso nelle gare lunghe: porsi obiettivi a breve termine, utilizzare e ottimizzare ogni piccolo ritaglio di tempo, essere creativo e fantasioso nella ricerca di strada da correre. Come oggi, dove una pausa pranzo è diventata un corto che se ripetuto nei tempi può diventare opportunità di allenare la velocità (cosa che non faccio e che non mi piace). Allora i 50 minuti a disposizione diventano funzionali alle future 25 ore della LUT, e poco importa se l’orologio decreta un misero 19m di D+. Verranno i tempi in cui mangeremo salita e che faremo gridare i quadricipiti per l’acido lattico, per adesso prendiamo quel che viene ricordandoci, come dicevano i Cure, che i ragazzi non piangono mai !!

FKT

Niente paura, nessun insulto in questo acronimo americano. Non si fanno riferimenti a persone o cose ma bensì a performance: Fastest Known Times (tempi più veloci conosciuti). La pratica di questo giochino nasce come spesso succede negli Stati Uniti, ed è determinata da regole che possono essere estrapolate (e personalizzate) su siti “guida” del trail come Irunfar o Ultraspire. Si prende un percorso noto, lo si caratterizza in modo chiaro ed univoco (svolte, salite, tagli ecc. ecc.) e si vede qual’è il tempo migliore per percorrerlo. Il gioco mi sembra un buono stimolo per migliorare le uscite, soprattutto nell’ottica di avere un tirante anche per le sessioni invernali che, nonostante tutta la variabilità data dalle nostre colline, rischiano di diventare ripetitive. Ora il bello prevede di decidere il giro e soprattutto le regole. Per il giro (stante il fatto che si possono fare FKT di diversi percorsi) io propongo il seguente, un classico di San Briccio (se non “il classico”):

Partenza dai Lavandari, salita al Forte, ritorno a San Briccio e discesa dell’Asilo, passaggio a fianco di Marion e salita al Cao de Sora con arrivo al Casale di Tavola (capitello di Sant’Antonio), salita verso Castagnè con Lasagna, discesa a sinistra lungo le Rive Bianche e salita di nuovo al Capitello e quindi ritorno lungo la strada fino ai Lavandari.

Regole: diciamo che basta la parola ? Siamo Fagiani galantuomini o no ?

Io potrei tenere i dati qui nel blog, sia i FKT assoluti che personali e poi l’obbligo diventa quello di migliorarsi e ovviamente di prendersi per il culo.

Qualcuno partecipa ?

I buoni propositi

E’ normale che per tutti l’inizio dell’anno sia il momento in cui si fanno progetti e programmi, e così per ogni Fagiano dovrebbe essere il momento per guardare il calendario gare 2017 per incastrare impegni di lavoro, di famiglia, i compleanni dei figli, gli anniversari dei suoceri e le comunioni dei nipoti e mettere su carta  le uscite da fare. Io personalmente fisso quella che ritengo la gara principale della mia stagione e sulla base di quella data costruisco un calendario di eventi che mi possa portare al clou  nella miglior forma fisica possibile. E’ chiaro che la programmazione diventa indispensabile per evitare di bruciarsi in anticipo o arrivare clamorosamente impreparati, e sebbene nessuno di noi si ritenga un atleta di rango non si può pensare di improvvisare, soprattutto se il nostro obiettivo richiede di stare sulle gambe 5, 10 o addirittura 20 ore consecutive. E qui mi sento di mandare un messaggio (parlare di appello è francamente esagerato) soprattutto ai nuovi arrivati: sebbene in alcuni frangenti i Fagiani Imprendibili sembrino un gruppo più enogastronomico che di trail runners, non bisogna scordare che quasi tutti si pongono degli obiettivi ambiziosi e che per raggiungerli si applicano in modo costante (contestualmente agli impegni personali). Perciò amici Fagiani, che il 2017 sia l’anno in cui si alza l’asticella di ognuno di noi, e che per superarla non manchino né cuore né gambe. E come disse Seneca:

“non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili.”