(C)ORSA MAGGIORE

E così come ogni anno la fine di maggio porta via con se tutte le preghiere dette ai rosari nel mese deputato alla Madonna, così come porta con se tutte le imprecazioni dette lungo la scalinata che rappresenta l’incipit della corsa Trail veronese per antonomasia. Il pregara è anomalo, frutto peraltro di un cambio di orario e di giorno (sabato pomeriggio alle 14.30) che costringe molti (tra i quali io) con un bioritmo strano. Sveglia con comodo, commissioni famigliari evase, pastasciutta alle 11.15 e ritrovo in piazza con il Baci, il Gigi e Sebastiano al suo primo trail dopo qualche esperienza su strada. Alle 13 siamo a Brentino, ritiriamo il pettorale e ci cambiamo con calma, scherzando come al solito sulle “bombe” del Gigi e sulle bombe (molto apprezzate) della signorina dello stand. Alla partenza troviamo anche la Gabri (con figli, niente gara per lei) e Michele e pure la Stefy e la Saretta, impegnate sulla 15 km non competitiva.

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Foto di gruppo alla partenza tra Fagiani, figli, mogli e simpatizzanti

Alla mattina alle 11 per la 50 km erano partiti il Capitano Dade e il Teddy (per lui cartellino giallo tendente al rosso) che esibisce in gara una maglia non approvata dal comitato. Forfait dell’ultima ora di un febbricitante Bosca che paga in malattie il risparmio di soldi nella scelte del meretricio nell’appena trascorso viaggio in Spagna; comunque meglio la febbre che le piattole o la scabbia !! Alle 14.30 puntuale lo start dà il via alla corsa, e provo ad accelerare per non trovarmi imbottigliato sugli calini iniziali. Ovviamente lo stalker Baci si pone alle mie calcagna e con lui che si lamenta di tutto (gambe, fegato e dissenteria) arrivo rapidamente alla fine della scalinata, stranamente (rispetto al mio standard) in avanti nel gruppo

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Io e lo stalker alla fine della scalinata

Nel mangiabevi che porta a Malga Orsa rifiato un po’, approfittando del guado per rinfrescarmi e della fontana fuori dalla malga per fare acqua; infatti a causa del caldone in poco più di mezz’ora ho finito una borraccia. Tengo un buon ritmo (per me) anche dopo la Malga e sempre scortato dal Baci (che essendo un po’ tirato per i diversi postumi non parla poi molto) arriviamo al ristoro di Ferrara di Monte Baldo in poco più di un’ora. Bevo acqua e Coca, ricarico la borraccia, faccio un monoboccone con peperoni sottaceto, formaggio, crostata e uvetta e riparto in frettissima, sotto lo sguardo stralunato di un Baci chiaramente indispettito di non poter attacare bottone coi volontari ma che tanto di non mollarmi riparte a malincuore con me (che culo ho !!). Il tratto seguente alterna asfalto in salita a bei tratti di bosco corribile ed anche qui provo a non mollare col risultato che in meno di un’ora raggiungo il ristoro che unisce 30 e 50 km e allo stesso tempo finalmente stufo il Baci che mi comunica che si fermerà qualche minuto in più per male al fegato. Ovviamente non perdo l’occasione e prima che ci ripensi vado di ricarica di bottiglia, solito monoboccone e via. Un volontario al ristoro ci aveva avvertito che un Fagiano era transitato da poco e infatti dopo pochi minuti mi trovo davanti il Perbe. E’ francamente un po’ piantato, mi dice che ha problemi ad alimentarsi ma che gli sembra stia passando. Gli dico che io andrei se non gli spiace e gli comunico che a breve si troverà compagnia, vedo infatti lo stalker alcuni tornanti più in basso. A quel punto inizia una fase un po’ strana della corsa, supero infatti un paio di concorrenti e poi non becco più nessuno. Sono nella terra di mezzo, più veloce di chi era dietro e più lento di chi mi precede, con l’aggiunta che essendo avanti nel gruppo, di gente ne gira poca (qualcuno della 50 che comprensibilmente passo a velocità doppia dall’alto dei miei 20 km e 1000 D+ in meno). Alla terza ora di corsa sono al Cerbiolo ed inizia la discesa. Cerco di tenere il ritmo più sostenuto che posso (l’orologio mi dirà che saranno 4 i km percorsi sotto i 5’/km) e finalmente poco prima della colonia supero qualche concorrente della 30. Tra questi c’è una ragazza che mi si attacca alle calcagna e pur facendo un po’ di elastico (io mi fermo al ristoro per il solito monoboccone lei tira dritto) alla fine della parte tecnica è ancora attaccata. Dai rumeni prendo una coca al volo, nel vigneto in pianura c’è un caldo pazzesco e con la mia scorta femminile corricchio gli ultimi saliscendi, cammino smoccolando la rampa in cemento e finalmente giungo a Brentino e da gran cavaliere quale sono cedo il passo alla pulzella in modo che arrivi da sola (2a, chapeau !!). Arrivo accolto dal Mich e da una birra (sempre del Mich).

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The end

Dopo un attimo compaiono le Fagiane (Stefy e Saretta reduci da una avventurosa 15 km, la Vale reduce da un viaggio in macchina col Mich) per foto di gruppo e birre in attesa degli altri.

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Io e le mie fans

Godo dei servizi delle nuove docce dell’Orsa (tre tubi di acqua fredda posizionati a fianco della chiesa) dove i runners nudi a tre metri dalla strada si lavano incuranti dei passanti. Anche questo è Spirito Trail. Dopo un po’ arrivano il Perbe scortato dal Baci (non si sa a cosa sia dovuta la nausea, al caldo o allo stalker), il Taddy tutto orgoglioso perchè ha preso dell’elegantone (cioè del recchione) da un altro runners  per il suo completo fluo tutto in tinta, ed infine il Gigi che nonostante lo scarso allenamento migliora tempo e posizione rispetto al 2016. Ha inizio poi il terzo tempo che consiste nel finire 9 litri di birra, mangiare pasta a sazietà e concludere la serata a colpi di Verdone, grappa, birra o amari ( a seconda dei gusti) fino alle 23.

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Freschi e lucidi

Poi il ritorno, stanchi è vero, ma sol sorriso sulle labbra. Grazie Orsa, hai sempre il tuo perchè !

Preorsa

Ed eccoci per il quarto anno al via del Trail dell’Orsa. Mi ricordo bene quel giorno del 2014 quando alla partenza, orfano del Ragazzo innamorato infortunatosi a 15 giorni dalla gara, senza esperienza ma pieno di energie (mi ero allenato molto bene sul percorso di gara) e di entusiasmo avevo fatto il primo vero incontro col mondo Trail e ricordo poi come quella che era nata come una specie di scommessa (il febbraio precedente io e Giovanni, nessuno dei quali aveva mai corso per più di 12 km di fila in vita propria, dopo aver sentito parlare di Trail running ci eravamo messi in mente di provarlo) si sia trasformata in una grande passione. Qualcosa però è cambiato, e precisamente il fatto che l’Orsa quest’anno sia per me una bella gara, che faccio sempre con grande gioia ma….non sia una corsa sulla quale puntare. E’ infatti un evento interlocutorio sulla strada per la LUT e mi è funzionale al macinare D+ in vista di fine giugno. In quest’ottica va vista anche la corsa di mercoledì scorso, durante la quale io ed il Perbe (seguiti a tutta da chi avrebbe dovuto a suo dire fare scarico !!) ci siamo sciroppati circa 800 m di D+ in 40 minuti, con il risultato che oggi ho ancora mal di gambe che si farà sentire di certo sulle salite. Questo non diminuisce però la grande gioia che mi dà percorrere la scalinata verso il santuario, lo stupore che mi deriva dal vedere il bellissimo canyon dell’orsa con le sue pozze cristalline

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Le pozze lungo il sentiero dell’Orsa, magico regno anche del canyoning

e di come mi entusiasmi la difficile discesa finale, col mitico ristoro abusivo da cui più di qualcuno esce con una bottiglia nello zaino. La data scelta dai VTR (sabato) ha un po’ limitato il numero dei Fagiani in gara ma a tutti auguro una buona gara (attenzione al caldo, domani sarà un fattore chiave per lo stomaco) e un fantastico evento, e che le birre fresche all’arrivo scorrano a fiumi.

La teoria del treno

Una delle cose che ho potuto notare in questi tre anni di Trail running è stata l’importanza di prendere il treno giusto. E non sto parlando di quello che potrebbe portarci alla partenza della nostra gara sognata, come non parlo nemmeno di quello che fermano col culo i runner da tastiera o da bar (quelli che per ogni corsa tu abbia fatto loro l’hanno fatta più bella e più in fretta). Il treno è quella fila di persone che in un single track stanno attaccate, per forza (non si riesce a passare) o per amore (non si ha birra per passare). Parliamoci chiaro: un treno giusto in gara (in determinati momenti della gara, di solito verso la fine) può rappresentare un’opportunità non da poco in quanto, specialmente se si è da soli (niente compagni di squadra) seguire chi ha un passo regolare può aiutarci a non rimanere a languire per strada. Per contro, raggiungere un treno che va leggermente sotto il nostro ritmo (magari all’inizio) e non passarlo significa perdere decine di minuti, con l’aggravante che di questo non ce ne rendiamo conto e rischiamo di rimanere in corsa per molto molto tempo (aumentando le possibilità di ritiro). Personalmente tendo a superare (con giudizio) all’inizio e a mettere nel mirino altri treni durante la gara, in modo da avere un obiettivo da puntare. I migliori, in questa ipotesi, sono i “treni di Venere” e sono fatti più o meno così:

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Ovviamente piazzarsi dietro e rimanerci è un rischio. La fortuna è che di treni così se ne vedono pochi in giro, forse a Cortina ne ho visti un numero maggiore ma di solito sono rari.  Ci sono poi i treni dove trovi uno “alla Baci”, che ti frantuma i coglioni. Sia chiaro, a me fa piacere una battuta o uno scambio di parole, l’importante è che ci sia spazio anche per un po’ di silenzio. Il vantaggio di questi treni è che si è molto stimolati al sorpasso, al contrario di quelli di prima. Infine c’è il treno alla Mauro, il “treno ignorante”. Lo segui perchè convinto di fare un tempone ma ti butta fuori giri e sul più bello si ritira e ti lascia per strada stanco e confuso. Anche qui l’importante è riconoscere l’inganno prima che sia troppo tardi, altrimenti sono guai.

Vi lascio con le parole e la musica dei Doobie Brothers. Anche loro raccomandano di non perdere i treni che scompaiono, specialmente se non hai amore !!

Crown power

E sulla via per la LUT un altro mattoncino è stato collocato al proprio posto. Come da 8 anni a questa parte un gruppo di amici svolge una salutare (per il fisico e per lo spirito) passeggiata di circa 60 km da Zevio al Santuario di Madonna Della Corona. Quest’anno il casuale evento ha visto coinvolti una trentina di “pellegrini” tra i quali 6 Fagiani (Spina, Perbe, Dic, Bosca, Tonno e Giulio Foscolo) che in modo più o meno gaudioso hanno utilizzato 16 ore continuate per costeggiare l’Adige fino a Villa Buri, attraversare San Michele, spostarsi in Valpantena, salire a Stallavena, Sant’Anna D’Alfaedo e Fosse, planare a Peri e dopo aver attraversato la Valdadige salire in penitente (per le gambe) e ordinata fila lungo i centinaia di gradini che portano verso la Basilica più amata dagli zeviani (che sono andati almeno una volta in colonia a Spiazzi). La parte classica di “pellegrinaggio” è stata come sempre bella ma al tempo stesso per me ormai noiosa (sette volte cominciano a essere sufficienti per lenire l’entusiasmo). Per mettere un po’ di pepe alla giornata e soprattutto per far fruttare le ore camminate fino a Brentino abbiamo deciso (io, il Dic, il Perbe e Bosca) di allungare il giro e di salire al Telegrafo. Lo feci già due anni fa e mi ha sempre dato soddisfazione pensare di essere uscito di casa e aver raggiunto camminando il Baldo. Rifarlo in compagnia aumenta la soddisfazione e così a Brentino, all’attacco della scalinata, allo scadere della 15a ora, in tre (il Bosca ha preferito accasciarsi alle porte di Sant’Anna D’Alfaedo tanto di non trascorrere ulteriore tempo con me) ci siamo vestiti da trail ed abbiamo iniziato la salita. Vi tralascio il racconto del Baldo fiorito (giardino d’Europa, due palle così fatte dal Dic), dell’asfalto massacrante fino a Malga Ime,

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Lungo la strada tra Spiazzi e Malga Ime. Il Perbe si sta svegliando

della salita pazzesca da Valfredda, del dolce buonissimo al Chierego, del vino buonissimo al Telegrafo,

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Al Telegrafo

tralascio anche il racconto del Perbe che dorme finchè cammina (senza inciampare !!) e del Dic che evoca di quando si infrattava con la moglie del Perbe in Colonia qundo era  animatore in parrocchia. Tralascio inoltre anche la sorprendente vitalità dimostrata dal gruppo al momento in cui da strada siamo passati a sentiero (ormai siamo solo trail runner) tanto di scendere dal Rifugio Barana a Novezza in mezz’ora (dopo 21 ore e mezza di vagabondaggio). Tralascio infine anche la soddisfazione di fare tutto ciò con lo spirito di cameratismo che si instaura tra chi condivide così tanta fatica per così tante ore. Quello che non posso tralasciare è però questo: ma quanto bella è la maglietta senza maniche alla Mark Landers ?? Ne facciamo una Fagiana ?

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FKT aggiornato 15/05 SAN BRICCIO – 14 km, D+ 470 m

NOME DATA TEMPO
SAJO 15/05/2017 1h 14′ 56″
FERDI 07/02/2017 1h 17′ 40″
BOSCA 07/02/2017 1h 19′ 00″
MAURO 06/04/2017 1h 19′ 45″
PERBE 13/03/2017 1h 21′ 41″
TADDY 06/04/2017 1h 24′ 24″
PITO 07/02/2017 1h 25′ 55″
GEDE 28/01/2017 1h 28′ 31″
MOZ 28/01/2017 1h 28′ 31″
TORELLO 11/05/2017 1h 36′ 15″
SPINA 11/05/2017 1h 36′ 15″
TONNO 11/05/2017 1h 36′ 15″
BACI 11/05/2017 1h 36′ 15″
BEPPE 24/01/2017 1h 43′ 00″
ANDREA ROLANDO 24/01/2017 1h 43′ 00″
BEI 21/03/2017 2h 06′ 09″

GTT in numeri

Avendo a disposizione i tempi intermedi della GTT mi sono divertito un po’ a frullare il tutto.  Ho diviso le varie parti della corsa in frazioni distinte e ne sono uscite un po’ di classifiche separate. Ovviamente le classifiche non tengono conto che quelli della 60 km al momento dei conteggi sotto avevano già fatto 18km e 1000 m di D+ (in 2 ore e mezza).

La prima riguarda da Tenno al Pernici, col primo salitone di giornata. Si vede che i ragazzi freschi riescono a guadagnare su quelli della 60 km

10 KM 1400 D+
NOME PARZIALE 1
BACI 01:56:15
BOGHI 02:00:37
GEDE 02:06:38
MOZ 02:06:38
DIC 02:24:32
SPINA 02:24:32
TOMMI 02:24:32
TADDY 02:27:40

La seconda dal Pernici a Cadrione, con la salita illegale dopo Molina. Anche in questa non compaiono il Tonno e Rocco perchè la loro partenza era 2 km prima del punto di unione delle corse perciò non calcolabile. In questa sezione da 20 km il Baci allunga un po’ ma il Dic e Spina riescono a tenere. Il Boghi fa lo stesso tempo del Tommy e gli altri tre che sono 20′ più lenti.

20 KM 1000 D+
NOME PARZIALE 2
BACI 03:07:35
DIC 03:18:29
SPINA 03:18:29
TOMMI 03:28:39
BOGHI 03:29:23
TADDY 03:50:31
GEDE 03:53:14
MOZ 03:53:14

La terza da Cadrione al traguardo. Qui ci siamo tutti.  Questa sezione vede gli ultimi chilometri con solo 100 m di D+ e più di 1000 di D-. Anche qui il Baci è il più veloce ma Il Dic, Spina e Boghi tengono quasi lo stesso passo. Rocco si dimostra più regolare del Tonno, il Taddy tiene bene mentre c’è il crollo del Tommy e di Moz (per problemi fisici diversi). Il Gede fa da testimone oculare e infermiere

14 KM 100 D+
NOME PARZIALE 3
BACI 01:46:35
DIC 01:49:43
SPINA 01:49:43
BOGHI 01:49:49
ROCCO 01:58:47
TONNO 02:05:07
TADDY 02:08:16
TOMMI 02:33:16
GEDE 02:45:10
MOZ 02:45:10

Infine una finta Tenno trail. Come detto questa è la classifica della 42 km….senza tenere conto che alla partenza c’era chi ne aveva già 18.

NOME TOTALE
BACI 06:50:25
BOGHI 07:19:49
DIC 07:32:44
SPINA 07:32:44
TADDY 08:26:27
TOMMI 08:26:27
GEDE 08:45:02
MOZ 08:45:02

 

GARDA TRENTINO TRAIL – (sottotitolo: la sorpresona) – parte 2

Lasciato il Pernici ci aspetta una serie di km di saliscendi su single track parzialmente innevato.

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Il pezzo di sentiero dopo il Rifugio

Credo che la Claudia abbia effetto dopante sul Dic perchè il nostro ragazzo innamorato prende un ritmo per niente turistico e con il Baci alle calcagna (ovviamente in modalità stalking, se non ricordo male ci ha descritto il tentativo peraltro fallito della morosa di preparare la pizza al taglio) zompetta leggiadro, con il sottoscritto e Tommy leggermente meno brillanti. Teniamo comunque il passo e arrivati a Forcella di Dromaè inizia la discesa. Anche qui purtroppo devo ricredermi sulla semplicità del percorso, infatti si corre su sentieri ripidi e sassosi ed i tratti scorrevoli sono veramente pochi. Ne fa le spese anche il mio pollicione che tenta di spaccare una radice affiorante avendone ovviamente la peggio. Resta invece invariata la bellezza dei posti in quanto la vista del lago di Ledro dall’alto e gli scorci magnifici compensano la fatica. Inoltre il Signore guarda in basso e il Baci si fa convinto di poter raggiungere i due Fagiani della 30 km partiti da poco da Pieve di Ledro e perciò ci lascia sul posto felici e ….silenti. In tutto questo perveniamo a Molina, poco freschi, mediamente gagliardi e di certo meno giovani di quanto dimostrassimo solo due ore prima, confortati però che il più è fatto in quanto secondo i  miei conti (sballati) dovrebbero mancare solo 400 m di D+ dopo i quali planare a Riva del Garda a petto in fuori e sorriso a 62 denti. Inizia pure a piovere ma non fa freddo e siamo soprattutto confortati dall’ennesimo ristoro pantagruelico (oltre al solito cibo dolce ci danno magnifico speck, salame prelibato, gioppini, formaggio e birra a volontà !!). Partire è dura ma il pensiero che manca poco (illusi !!) ci conforta. Incrociamo ancora il Boghi e prendiamo di buon passo la prima salitina. Segue quindi una magnifica discesa su single track grazie alla quale arriviamo quasi a Biacesa ma qui si svolta secchi a destra per l’ultima salita di giornata. Giovanni si mette davanti, io in mezzo e segue il Tommy e con questa formazione a testa bassa maciniamo dislivello. Ci aspettiamo che la salita finisca ma invece si fa sempre più ripida. Tommy si stacca un po’, io tengo la testa bassa e impreco mentalmente alla volta di Giovanni che non molla. Incredibilmente la salita si inerpica ancora (l’orologio a casa mi dirà che in un km abbiamo guadagnato 320 m di D+ !!), le maledizioni toccano l’apice quando finalmente il bosco si allarga e si appiana e con una serie di saliscendi già più potabili giungiamo ad un punto di controllo (anche punto acqua) e finalmente svoltiamo per iniziare la discesa, 1000 m di D+ dopo Molina, altrochè i miei 400 !!  La pioggia a questo punto è scrosciante, io e Giovanni (Tommy si è nel frattempo staccato colto dai soliti problemi di stomaco) ci mettiamo le giacche e iniziamo a scendere. Si alternano tratti corribili a pezzi tecnici, resi ancora più duri dal bagnato. Arriviamo all’ultimo ristoro ma nonostante ci sia anche il brodo facciamo una sosta rapidissima e riprendiamo a correre. Contiamo i metri che ci separano da Riva e finalmente, dopo una serie di gallerie giungiamo in paese sotto il gonfiabile, accolti da Enrico Pollini (deus ex machina dell’Ultrabericus in veste di speaker ospite) e soprattutto dalle milfone dei fagiani (Stefy e Silvia) e da una milfina (Claudia).

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Fagiani ormai fenomeni mediatici sotto lo sguardo dellaClaudia

Qui ritroviamo anche gli altri (Baci, con Tonno e Rocco appena giunti dalla 30 km) e siamo raggiunti anche dal Boghi. Una birretta, il ritiro del premio Finisher (bello) e via sotto le docce (calde), anche se sarebbe stato giusto aspettare gli altri, ma pioggia e freddo non ci danno tregua. Resta solo il pasta party ed il ritorno in macchina con il Baci, con lo show finale di un Tommy tarantolato dai crampi che ci regala (suo malgrado) gli ultimi sorrisi. In conclusione un Trail sorprendente (per difficoltà) e gratificante, bello anche per la solita fortuna di correrlo in compagnia. Un grande plauso a tutti Fagiani per la caparbietà (Gede ed il Moz hanno fatto capire di che pasta sono fatti), questo è il vero Spirito Trail

 

 

GARDA TRENTINO TRAIL – (sottotitolo: la sorpresona) – parte 1

Sabato 6 maggio 2017, è di scena la seconda edizione del GTT e al via troviamo 10 Fagiani duri, massicci e incazzati; 4 sulla 60 km, 4 sulla 42 km e 2 sulla 30 km. I giorno precedenti la gara sono caratterizzati da un insolito lassismo che sfiora il caos. Si fa fatica a capire chi parte e a che ora. Tra appendiciti, lombosciatalgie, figlie più o meno legittime e manifesto rincoglionimento (vedi Rocco e Torello che si accordano per salire assieme a corsa finita) solo a venerdì inoltrato si formano gli equipaggi. Io sono in macchina con Taddy e Dic  e, dopo un’ottima colazione a base di tortellini vengo accolto, alle 5.15 nella nuova ammiraglia di Denis, da un documentario sull’ornitologia da camera sparato in 4k sul display della A6. Raccolto Tommy a Vr Nord planiamo rapidamente a Riva e dopo aver ritirato il pettorale abbiamo giusto il tempo di constatare che l’organizzazione non ha previsto, oltre le navette per Arco punto di partenza, anche dei bagni a disposizione degli agitati atleti. Poco male, se avete modo di andare a Riva del Garda e nei giardini centrali (quelli super fioriti vicino al lungolago) osserverete una palma particolarmente alta e vigorosa, sappiate che un vostro sodale di squadra ha provveduto in prima persona a contribuire all’apporto di fertilizzante solido ! Saliamo quindi sulle navette e raggiunta Arco, dopo aver utilizzato un buono per un caffè (unica cosa utile di un pacco gara imbarazzante) e visto passare uno scroscio d’acqua, alle 8 in punto parte la gara. Ad essere sinceri nella mia road map verso la LUT ho considerato la GTT come una corsa meramente interlocutoria. In fin dei conti si tratta di Riva, di zone ad alta densità di turisti, che sentieri vuoi che ci siano ? Saranno tutte strade bianche a prova di girello di novantenne da Casa di Riposo ! Si ok, sono 60 km e 3000 m di D+ (altro errore, sono 3500), ma saranno tutte discese come quella del Ponale, 10 km da fare a 4′ al km ! Ecco, mai previsione risulterà più errata e di seguito vi spiegherò il perchè. 3-2-1 via, facciamo neanche un km per uscire dal paese e perdiamo il Taddy che si ferma a pisciare. Dopo dieci minuti, finita la parte di saliscendi che esce dal paese il buon Denis ci riprende e così iniziamo belli compatti la prima salita su sentiero . Siamo freschi, siamo gagliardi e siamo giovani, prendo perciò il comando delle operazioni e con buon passo iniziamo a sorpassare con passo regolare. Senza allontanarci troppo arriviamo al primo ristoro uniti e scendiamo al Lago di Tenno con discreto piglio. Io, Tommy e il Dic facciamo ampio onore all’ottimo livello del ristoro, il Taddy preferisce alimentarsi di pasticche e gel, incurante del richiamo dei fantastici datteri presenti sul banco dei volontari. Passiamo dal bellissimo borgo di Casale e dopo poco eccoci a Tenno, secondo ristoro e punto di partenza della 42 km. Il tempo di un breve saluto ai 4 Fagiani in attesa di partire (Gede, Baci il Moz e Boghi), una languida carezza del Taddy al Gede, un breve stop al ristoro e via, dopo i primi 18 km e 1000 D+ ci avviamo sulla seconda salita con 30 minuti di anticipo rispetto alla partenza della gara media. Siamo sempre freschi, gagliardi e giovani, ma un po’ meno di prima e perciò questi 1400 m di D+ in meno di 10 km ci mettono un attimo alla prova; il Taddy sale con un passo regolare leggermente dietro agli altri tre mentre tutti iniziamo a guardare con nuovo e maggior rispetto lo sviluppo della gara. A metà della salita veniamo raggiunti dai primi della 42 km ma nonostante l’apparente nostra lentezza nessuno dei Fagiani ci raggiunge e arriviamo al Rifugio Pernici (km 30) dove un vento fresco ed un magnifico ristoro ci alleviano le fatiche che però si sono fatte sentire; altrochè docili sentieri, qui si è dovuto tirare fuori gli attributi. La presenza della Claudia di sua mamma e di un amico di famiglia fanno molto piacere (anche perchè non siamo abituati a tanta gentilezza), purtroppo a rovinare il tutto ci pensa l’arrivo del Baci che ci inonda con il suo eloquio come sempre privo di ogni senso logico. Lo invitiamo a proseguire rapidamente in modo da risultare in ottima posizione in classifica ma ho capito che tra la prospettiva di una medaglia d’oro alle olimpiadi e la possibilità di frantumarmi i coglioni non esiterebbe a scegliere la seconda. Perciò rifocillati e leggermente raffreddati dal vento salutiamo il Boghi appena arrivato al ristoro e scortati per un po’ dalla Claudia riprendiamo la corsa.

Maggio(rmente)

Eccoci arrivati a maggio e mi sembra opportuno fare il punto della situazione. Mi ero dato alcuni obiettivi a questo punto della stagione e sono soddisfatto ma non entusiasta.

  • Volevo darmi una regolata dal punto di vista alimentare e grazie alla Quaresima direi che ho centrato il target. 6 kg persi e soprattutto una continenza a tavola che continua (anche se in modo meno ligio rispetto allo scorso marzo). Come volevasi dimostrare è sufficiente evitare le cattive compagnie e limitarsi a un paio di birre nei dopocorsa
  • Il computo dei chilometri percorsi è tutto sommato accettabile ma avrei voluto fare meglio. Sono a 600 km da inizio anno e ne avessi un centinaio in più sarebbe  ottimale.
  • Il dislivello è discreto, con aprile che finisce con un 7000 di D+ come auspicato
  • Forma generale buona. Fino a due settimane fa mi sentivo meglio ma credo sia normale alternare momenti esaltanti ad altri più normali.

Ora c’è davanti un maggio che sarà fondamentale dal punto di vista della preparazione. Ci sono quasi 100 km solo in gara ( e sappiamo cosa comporti avere il pettorale intorno) e un lungo semitrail (Zevio – Madonna della Corona – Telegrafo) che servirà ad aumentare il volume e testerà la resistenza notturna (che comunque di solito non mi dà problemi). Ma soprattutto…..ho voglia di divertirmi sui sentieri. A partire da domani alla Garda Trentino, e così nelle settimane a seguire; voglio stare coi Fagiani e correre sparando cazzate, preferibilmente in sentieri di montagna belli ed esaltanti. E parafrasando i Sassi Rotolanti: It’s only trail (but i like it)